Trasformazioni by Anne Sexton

autore:Anne Sexton [Sexton, Anne]
La lingua: ita
Format: epub
editore: La nave di Teseo
pubblicato: 2023-10-25T22:00:00+00:00

Unocchia, Duocchia, Triocchia

Fin dalla culla rosa

quelle un tantino deficienti

quelle un tantino minorate

si crede che abbiano

una linea diretta col mistico

un vago sentore di occulto

un grande orecchio alla cornetta di Dio.

Ancora,

ai genitori sorgono pensieri bizzarri,

pensieri come seghetti di precisione.

Accusano il nonno,

lo sperma cattivo, l’ovaia malefica.

Pensano: “Il diavolo ci ha messo lo zampino.”

Eppure col tempo

consultano l’astrologo

e ammirano il loro trofeo.

Trasformano il ravanello in rubino.

Programmano elaborati festeggiamenti.

Si affezionano al loro ruolo.

Lo portano avanti con fervente ottimismo.

L’uccello che non sa volare

si lascia perdere come uno scarafaggio.

Il gattino con tre zampe

si prende per la collottola

e si butta nel fondo cieco della cantina.

Il puledro malformato non si allatta.

La natura si prende cura della natura.

Una volta ho conosciuto una bambina

con un cervello di gallina.

Innocente come un fiocco di neve

era lei la beniamina.

Grande amante della musica,

avrebbe potuto essere candidata

alla Società Internazionale di Bach

ma era solo una primitiva,

le bastava un’armonica.

L’amore le cresceva intorno come erbacce.

Anche se avrebbe potuto vivere fino a cinquant’anni

la madre aveva in programma una Messa degli Angeli

e portava il suo martirio

come un filo di perle.

L’insolito richiede definizioni...

I bambini Talidomide

con le pinne sulle spalle,

che portano le loro braccia meccaniche

come alberi da carico.

Il bambino col piede equino

che porta una scarpa come un ferro da stiro.

Il bambino idiota,

una bambola imbottita che sa solo masturbarsi.

Il gobbo che si porta dietro la sua gobba

come un sacco di cipolle...

Oh quanto ci è cara

la loro presenza scenica.

Quando un figlio è ancora bisognoso a cinquant’anni

Oh Madrocchia, Madrocchia, sfasciami!

il genitore è forte come un palo del telefono.

C’erano una volta

tre sirocchie.

Una con un occhio

come una gran biglia azzurra.

Una con due occhi

ordinari come monete.

Una con tre occhi,

il terzo incomodo come un medico tirocinante.

La madre amava solo Unocchia e Triocchia.

Le amava perché erano la menzogna di Dio.

E a lei piaceva ficcare il dito

nei buchi insoliti delle loro facce.

Duocchia era ordinaria

come un anziano con la pancia

e lei la detestava.

Duocchia si vestiva solo di stracci

e mangiava solo gli scarti dalla ciotola del cane

e passava le giornate a badare la loro capra.

Un giorno,

fuori nei campi con la capra,

Duocchia piangeva, le guance fradicie come una trota,

e una vecchia le comparve davanti

e le promise che se cantava alla capra

le si sarebbe sempre apparecchiato un banchetto.

Duocchia cantò e una tavola si apparecchiò

ricca come un ristorante francese a New York,

e sbocciavano piatti su piatti come le Floribunda.

Duocchia, gli occhi abbinati come un set penna-e-matita,

mangiò tutto quel che poté.

Andò avanti così segretamente

finché la madre e le sirocchie si avvidero

che non lappava più nella ciotola del cane.

Allora Unocchia seguì lei e la capra

per vedere dove e come trovava il cibo segreto.

Però Duocchia le canta una canzone dolce come il latte

e subito subito quella si addormenta.

Così Duocchia si gode il solito pasto magico.

Allora la madre manda Triocchia a guardare.

Duocchia ricanta e di nuovo la sorella si addormenta.

Epperò il terzo occhio non si chiuse.

Stava aperto come una vongola a mezza conchiglia

e perciò assiste al pasto magico

e perciò la madre viene a sapere tutto

e perciò ammazzano la capra.

Duocchia pianse di nuovo come una trota

e di nuovo arrivò la vecchia

e le disse di prendere un po’ di interiora

della capra abbattuta e di seppellirle

di fronte alla casetta.

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